Cari Alpini di Barzanò,
quando il vostro presidente Antonio Scaccabarozzi, vista la mia lunga esperienza giornalistica, mi chiese se volevo dare un'occhiata ai testi di questo libro ne fui lusingato, ma ero perplesso: sapevo che, come giornalista, si ha la tendenza a stravolgere gli scritti di chi nella vita ha fatto tutt'altri mestieri.
Un timore legittimo, che fortunatamente e incredibilmente era fugato fin dall'inizio del mio lavoro di revisione o di editing come si dice in gergo.
In tutte le testimonianze lette di Alpini di tutte le classi, dominava talmente il racconto spontaneo che era difficile non rispettarne lo stile.
Il mio compito è stato così facilitato grazie allo spirito che ciascuno degli Alpini di Barzanò ha saputo inserire nei propri racconti.
E attraverso queste piccole storie, si ripercorre un lungo periodo della vita italiana, e della Brianza in particolare, che vediamo trasformarsi da terra contadina, a regione di artigiani e di piccola industria; i suoi protagonisti, da ragazzi spaesati per i quali già era un viaggio raggiungere Milano, a giovani con un mestiere e poi una professione, fino alle generazioni di diplomati e laureati.
È un libro, questo del Gruppo di Barzanò, che ha il pregio di far ripercorrere,
o di far conoscere ai più giovani, momenti di vita che non tornano più,
con un solo filo conduttore: la solidarietà Alpina.
Marco Picasso